Allergia agli acari della polvere: una guida per comprenderla e affrontarla

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L’allergia agli acari della polvere è una delle forme più comuni di allergia respiratoria e interessa milioni di persone in tutto il mondo. Si stima che oltre il 90% delle persone con asma allergica siano sensibili agli acari, un dato che evidenzia l’importanza di comprendere e affrontare questa condizione.  Nonostante la sua diffusione, molti non conoscono a fondo questa condizione. In questo articolo, esploreremo cosa sono gli acari della polvere, quali sintomi provoca l’allergia e come affrontarla efficacemente.

Cosa sono gli acari della polvere?

Gli acari della polvere sono minuscoli organismi appartenenti alla classe degli aracnidi. Sono invisibili a occhio nudo, ma sono presenti in quasi tutte le abitazioni. Gli acari si nutrono principalmente di cellule morte della pelle umana e animale, che si accumulano in materassi, cuscini, tappeti e altri tessuti. Tuttavia, gli acari non sono distribuiti in tutta la casa, poiché hanno bisogno di una “nicchia” che mantenga l’umidità necessaria per sopravvivere, come materassi, cuscini, coperte e tappeti, dove possono anche trovare il loro principale nutrimento nei nostri detriti cutanei.

Non sono gli acari in sé a causare l’allergia, ma piuttosto le proteine presenti nei loro escrementi e nei resti dei loro corpi. Nelle feci degli acari si trovano in alte concentrazioni enzimi, come proteasi, che facilitano la penetrazione degli allergeni attraverso la mucosa, e ossidasi, che inducono stress ossidativo, evento indispensabile per lo sviluppo dell’allergia. Questo spiega perché in presenza di alte concentrazioni di acari si sviluppa allergia agli stessi ma anche ad allergeni meno potenti se arrivano concomitantemente. Raramente l’allergia agli acari resta un fenomeno isolato.

Ogni notte, ognuno di noi inala da 10 a 100 particelle fecali degli acari, un dato impressionante che sottolinea quanto questi microscopici organismi siano parte integrante della nostra vita quotidiana. Tuttavia, queste particelle non si distribuiscono uniformemente nelle vie aeree, ma si depositano in punti specifici. Questo genera un’infiammazione localizzata e non diffusa a tutti i bronchi, causando iperreattività bronchiale. Per comprendere cosa si intenda per iperreattività bronchiale, possiamo fare un esempio: se strofiniamo con le dita il palmo di una mano sana, non si avverte dolore. Tuttavia, se nel palmo fossero presenti piccole lesioni infiammate, lo stesso gesto provocherebbe dolore. Allo stesso modo, nei bronchi infiammati da un’esposizione agli acari, si verifica una maggiore sensibilità che può causare difficoltà respiratorie in occasione di un raffreddore, influenza, l’esposizione al freddo o a odori intensi, la corsa e cioè di un “secondo stimolo”.

Infatti, chi è allergico agli acari può convivere con un’infiammazione puntiforme dei bronchi senza gravi sintomi per molto tempo ma il sopraggiungere di un “secondo stimolo” può aggravare improvvisamente la situazione e scatenare una crisi d’asma così grave da richiedere il ricovero in ospedale. Chi è allergico ed esposto agli acari ha un rischio aumentato di 2-3 volte di avere una crisi d’asma rispetto a chi non è allergico. Tuttavia, se l’esposizione agli acari è accompagnata da un’infezione virale, come un semplice raffreddore, il rischio di una crisi d’asma grave può aumentare fino a 20-30 volte.

L’attività degli enzimi presenti nelle feci degli acari aggrava la durata della tosse o della difficoltà respiratoria anche nei bambini non allergici ma esposti ad elevate concentrazioni di acari, evidenziando l’importanza di limitare la presenza di questi organismi negli ambienti frequentati dai più piccoli. Evitare l’esposizione agli acari è particolarmente importante nei bambini piccoli con familiarità per allergia, in quanto rappresentano una popolazione più vulnerabile. Infatti, diversi studi hanno dimostrato che esiste un rapporto diretto tra la concentrazione di acari a cui un bambino è esposto e i livelli di IgE specifiche nel suo organismo. Più alte sono le IgE specifiche, più gravi risultano i sintomi dell’allergia, evidenziando l’importanza di prevenire l’esposizione prolungata ad alte concentrazioni di acari per ridurre i rischi e i sintomi correlati.

Un esperimento naturale estremamente significativo sottolinea quanto sia cruciale limitare l’esposizione agli acari. Nel 1966, l’isola di Tokelau fu devastata da un uragano, costringendo gran parte della popolazione a trasferirsi in Nuova Zelanda. A Tokelau, le persone dormivano in capanne e su letti di stuoia con basse concentrazioni di acari, mentre in Nuova Zelanda vivevano in case moderne e dormivano su letti con materassi, che favorivano alte concentrazioni di acari. La prevalenza di allergia e asma nei bambini di 5-9 anni è passata dal 5% tra quelli rimasti a Tokelau al 30% tra quelli trasferiti in Nuova Zelanda, evidenziando l’importanza di limitare l’esposizione agli acari.

Un altro aspetto cruciale è cercare di ritardare la comparsa dell’allergia. Infatti, chi diventa allergico agli acari prima del terzo anno di vita ha un rischio aumentato di 8-15 volte di sviluppare l’asma rispetto a chi non è allergico. Questo accade perché nei primi anni di vita il sistema immunitario è particolarmente plastico e sensibile agli stimoli ambientali, rendendo l’esposizione agli allergeni più impattante sullo sviluppo di reazioni allergiche persistenti. Al contrario, chi diventa allergico dopo il terzo anno di vita ha un rischio aumentato solo di 2 volte rispetto a chi non è allergico. Questo dato sottolinea l’importanza di interventi precoci per ridurre l’esposizione agli acari e proteggere i bambini più vulnerabili.

Sintomi dell’allergia agli acari

I sintomi dell’allergia agli acari possono variare in intensità e si manifestano spesso in modo persistente, dato che gli acari sono presenti tutto l’anno. I sintomi più comuni includono:

  • Rinite allergica: a differenza di altre forme di rinite, il soggetto allergico agli acari starnutisce raramente ma presenta frequentemente naso chiuso e congestione nasale.
  • Saluto dell’allergico: un gesto tipico delle persone allergiche agli acari, che consiste nello strofinarsi ripetutamente il naso con il palmo della mano per alleviare il prurito e la congestione. Questo movimento può causare la formazione di una linea trasversale sul dorso del naso, nota come “piega nasale allergica”.
  • Asma e sintomi respiratori: tosse, respiro sibilante e difficoltà respiratorie, che possono aggravarsi in caso di raffreddore o influenza.
  • Aggravamento della dermatite atopica: gli acari possono peggiorare i sintomi di questa condizione cutanea, caratterizzata da prurito, rossore e pelle secca.
  • Disturbi del sonno: la congestione nasale e il prurito possono interferire con il riposo notturno e indurre russamento che si associa sempre a stress ossidativo.
  • Anafilassi: in casi rari, l’ingestione di alimenti mal conservati e contaminati dagli acari può scatenare una reazione allergica grave nota come anafilassi. Questa condizione è caratterizzata da sintomi come gonfiore del volto, difficoltà respiratorie, calo della pressione sanguigna e perdita di coscienza. L’anafilassi è un’emergenza medica e richiede un intervento immediato.

Differenze con altre allergie

A differenza dell’allergia agli acari, i sintomi dell’allergia ai pollini sono stagionali, poiché legati al periodo di fioritura delle piante. Questo significa che si manifestano solo in determinati periodi dell’anno, a differenza dell’allergia agli acari che è perenne.

Un’altra distinzione importante riguarda la sensibilità agli allergeni del cane e del gatto. Gli allergeni del cane e del gatto sono molto piccoli e rimangono aero-dispersi più a lungo, distribuendosi uniformemente nelle vie aeree. Quando inalati, questi allergeni inducono spesso sintomi immediati, come starnuti, difficoltà respiratorie o irritazione oculare. Ciò si verifica raramente in chi è allergico agli acari, a meno che non sia esposto a quantità estremamente elevate di acari in un ambiente chiuso e poco ventilato.

Diagnosi

Se si sospetta un’allergia agli acari, è importante consultare un allergologo. La diagnosi viene solitamente effettuata tramite:

  • Test cutanei (prick test): piccole quantità di allergeni vengono applicate sulla pelle per verificare la reazione.
  • Esami del sangue: utili per misurare i livelli di immunoglobuline E (IgE) specifiche contro gli acari.

Come affrontare l’allergia agli acari

Nonostante non sia possibile eliminare completamente gli acari, esistono diverse strategie per ridurne la presenza e minimizzare i sintomi:

1. Misure preventive nell’ambiente domestico

  • Biancheria da letto: lavare la biancheria da letto a 60 °C ogni settimana. Materassi, cuscini e coperte devono essere rivestiti con coperture a trama fitta, progettate per non consentire il passaggio delle particelle fecali degli acari. Queste coperture speciali devono lavati ogni sei settimane a 60 °C per garantirne l’efficacia poiché, se non lavati, possono diventare habitat per gli acari stessi. Questo è il motivo per il quale il “materasso anti acaro” non esiste: non entra nella lavatrice.
  • Tappeti: eliminare tappeti e moquette, preferire pavimenti lisci e lavabili.
  • Pulizia regolare: utilizzare un’aspirapolvere dotato di nebulizzatore di vapore, filtro ad acqua e filtro ad alta efficienza per catturare le particelle più piccole e pulire le superfici con panni umidi, evitando che la polvere si disperda nell’aria.

2. Misure preventive in caso di viaggi

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3. Trattamenti farmacologici

  • Antistaminici: per ridurre i sintomi come prurito, starnuti e lacrimazione.
  • Spray nasali corticosteroidei: utili per alleviare la congestione nasale e l’infiammazione. Inoltre, spray corticosteroidei specifici possono essere utilizzati per ridurre l’infiammazione bronchiale in caso di asma.
  • Broncodilatatori: indicati per i pazienti con sintomi asmatici.
  • Molecole antiossidanti: lo stress ossidativo non solo contribuisce all’infiammazione, ma riduce anche l’efficacia del cortisone. L’integrazione di molecole antiossidanti come curcuma, quercetina, resveratrolo, zinco, selenio, magnesio, vitamina D, vitamina E, vitamina K2 e acido folico può aiutare a contrastare lo stress ossidativo, migliorando la risposta ai trattamenti e riducendo l’infiammazione. Inoltre, queste molecole possono diminuire la gravità delle infezioni virali, riducendo così l’impatto del “secondo stimolo” che aggrava i sintomi respiratori.
  • Immunoterapia allergenica (vaccino antiallergico): un trattamento a lungo termine che consiste nell’esposizione controllata agli allergeni per ridurre la sensibilità del sistema immunitario. Tuttavia, è importante sottolineare che i risultati dell’immunoterapia specifica contro gli acari non superano quelli ottenuti seguendo rigorosamente le regole di profilassi ambientale, ovvero le misure per ridurre la presenza di acari negli ambienti domestici. Inoltre, l’immunoterapia specifica risulta essere significativamente più costosa rispetto alle altre strategie di gestione dell’allergia.

Conclusioni

L’allergia agli acari della polvere è una condizione comune, ma con le giuste precauzioni e i trattamenti adeguati, è possibile gestirla efficacemente. Consultare un medico o un allergologo è fondamentale per individuare il percorso terapeutico più adatto alle proprie esigenze. Con una combinazione di misure preventive, trattamenti specifici e integrazione antiossidante, si può migliorare significativamente la qualità della vita, riducendo al minimo i fastidi legati a questa allergia.

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