Ridurre la mortalità dal Covid-19: le terapie modulate in base alla risposta infiammatoria del malato dovrebbero essere un’opzione.
Riportiamo quanto segnalato dal Dipartimento di Malattie Infettive dell’Universty College di Londra in un articolo sulla prestigiosa rivista medica Lancet 22 Febbraio 2020
Il numero di casi confermati del nuovo coronavirus 2019 (Covid-19) riferito all’OMS continua a crescere in tutto il mondo 1.
Come per gli altri due coronavirus ritenuti più importanti dall’OMS, SARS-CoV1 e MERS-CoV2, anche il Covid-19 è letale. Al 3 febbraio 2020, Covid-19 ha causato in Inghilterra 362 decessi su 17.391 casi confermati segnalati all’OMS 1. Non esiste alcun trattamento antivirale specifico. Fondamentalmente la gestione clinica è in gran parte basata sul trattamento dei sintomi,
con il supporto degli organi coinvolti per pazienti gravemente malati in terapia intensiva.
L’intensa attività senza precedenti dell’OMS e di altri organismi di sanità pubblica globali si è principalmente concentrata sulla prevenzione della trasmissione, sulle misure di controllo delle infezioni e sullo screening dei viaggiatori.
Lo sviluppo di vaccini ha ricevuto finanziamenti immediati; tuttavia, come nei casi SARS-CoV e MERS-CoV, non è stato fornito supporto per lo sviluppo di trattamenti per Covid-19 che riducano la mortalità. È urgentemente necessario concentrare i finanziamenti e gli investimenti scientifici per far avanzare nuovi interventi terapeutici per le infezioni da coronavirus.
Tutti e tre i coronavirus inducono risposte immunitarie anomale, eccessive e non efficaci nel paziente che a loro volta diventano responsabili della patologia polmonare grave, che porta alla morte 2–4. Come nei pazienti con SARS-CoV e MERS-CoV, alcuni pazienti con Covid-19 sviluppano sindrome difficoltà respiratoria acuta (SARS) con le caratteristiche modificazioni a vetro smerigliato delle radiografie polmonari. Nella maggior parte dei pazienti moribondi, l’infezione Covid-19 è anche associata a una eccessiva produzione di citochine pro infiammatorie le interleuchine 2, 7 e 10, il fattore stimolante le colonie di granulo-citi,la proteina 10 indotta da interferone-γ, la proteina chemoatattante 1 per i monociti , la proteina 1 alfa infiammatoria dei macrofagi e il fattore di necrosi tumorale α 2–6.
In coloro che sopravvivono alla terapia intensiva, queste anomale ed eccessive risposte immunitarie possono indurre danni polmonari a lungo termine e fibrosi, causando disabilità funzionale e ridotta qualità della vita 7,8.
Farmaci specifici per il trattamento del Covid-19 impiegheranno diversi anni per essere sviluppati e valutati. Nel frattempo, una gamma di terapie adattate alla risposta immunitaria del paziente che si sono dimostrate sicure nelle precedenti epidemie da coronavirus 9-11 potrebbero essere potenzialmente riproposte per trattare l’infezione da Covid-19. Diversi farmaci commercializzati con eccellenti profili di sicurezza come metformina, glitazoni, fibrati, sartani e atorvastina, nonché integratori nutrizionali e prodotti biologici potrebbero ridurre il danno polmonare e tissutale in genere indotto dalla risposta immunitaria eccessiva, modulare le risposte immunitarie prevenendo o riducendo la sindrome respiratoria acuta 9-11.
Formulazioni contenenti Zinco e altri metalli sembrano avere attività antivirale 12, sono sicure, economiche e prontamente disponibili. Queste formulazioni potrebbero essere utilizzate come coadiuvanti a terapie con un singolo farmaco o a terapie con più farmaci quali ciclosporina, lopinavir-ritonavir, interferone beta-1b, ribavirina, remdesivir, anticorpi monoclonali e peptidi antivirali rivolti al Covid-19 11.
Tocilizumab, un anticorpo monoclonale per il recettore dell’interleuchina 6, ha un buon profilo di sicurezza. Gli anticorpi monoclonali e policlonali per il Covid-19 potrebbero essere sviluppati per la profilassi post-esposizione.
Le sperimentazioni in corso con terapie cellulari per il trattamento della sindrome da difficoltà respiratoria acuta potrebbero essere estese al trattamento di pazienti gravemente malati con infezione da Covid-19.
La terapia cellulare 13, usando cellule mesenchimali di donatori allogenici, ha dimostrato di ridurre l’infiammazione e favorire la rigenerazione dei tessuti negli studi di fase 1/2 in pazienti con sindrome da stress respiratorio acuto (NCT02804945; NCT03608592).
L’infezione con Covid-19 sembra inizialmente associata ad una aumentata risposta del Th2 4, questo tipo di risposta potrebbe rappresentare un tentativo fisiologico di frenare una reazione immunologica eccessiva e quindi dannosa ed è proprio questo fenomeno clinico che ha indotto ad usare, nel momento di malattia più appropriato, il trattamento con interferone nei pazienti con sepsi, e che ha determinato un aumento della sopravvivenza di questi pazienti 14.
Il blocco dell’interleuchina 17 potrebbe essere di beneficio per i pazienti che hanno un’infezione Covid-19 e una maggiore concentrazione plasmatica dell’interleuchina 17 stessa.
Il prelievo e l’espansione a breve termine dei linfociti T anti-virali ha dimostrato di essere una procedura salvavita nei pazienti dopo trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche e infettati da citomegalovirus 15.
Analogamente l’ espansione di cellule T specifiche per Covid-19, potrebbero essere utilizzate come cellule-farmaco per il trattamento aggiuntivo di pazienti con grave infezione da Covid-19.
Purtroppo, gli studi terapeutici registrati per MERS-CoV non sono ancora completi. Mentre il Covid-19 continua a diffondersi ed evolversi e il numero di decessi aumenta esponenzialmente, il progresso del nuovo sviluppo terapeutico diventa cruciale per ridurre al minimo il numero di decessi dall’infezione da Covid-19.
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Gli autori dell’articolo a cui facciamo riferimento sono:
Alimuddin Zumla, David S Hui, Esam I Azhar, Ziad A Memish,
Dipartimento di Infezione, Divisione di Infezione e Immunità, University College London, London, UK (AZ); National Institute for Health Research Centro di ricerca biomedica, University College London Hospitals NHS Foundation Trust, Londra,
Riportiamo inoltre i riferimenti bibliografici dell’articolo
1- WHO. Novel coronavirus (2019-nCoV) situation report – 14. Feb 3,2020.https://www. who.int/docs/default-source/coronaviruse/ situation-reports/20200203-sitrep-14-ncov. pdf?sfvrsn=f7347413_2 (accessed
Feb 3, 2020).
2- Hui DSC, Zumla A. Severe acute respiratory syndrome: historical, epidemiologic, and clinical features. Infect Dis Clin North Am 2019; 33: 869–89.
3- Azhar EI, Hui DSC, Memish ZA, Drosten C, Zumla A. The Middle East respiratory syndrome (MERS). Infect Dis Clin North Am 2019; 33: 891–905.
4- Huang C, Wang Y, Li X. Clinical features of patients infected with 2019 coronavirus in Wuhan, China. Lancet 2020; published online Jan 24. https://doi.org/10.1016/ S0140-6736(20)30183-5.
5- Li G, Fan Y, Lai Y, et al. Coronavirus infections and immune responses. J Med Virol 2020; published online Jan 25. DOI:10.1002/ jmv.25685.
6- Channappanavar R, Perlman S. Pathogenic human coronavirus infections: causes and consequences of cytokine storm and immunopathology. Semin Immunopathol 2017; 39: 529–39.
7- Batawi S, Tarazan N, Al-Raddadi R, et al. Quality of life reported by survivors after hospitalization for Middle East respiratory syndrome (MERS). Health Qual Life Outcomes 2019; 17: 101.
8- Ngai JC, Ko FW, Ng SS, To KW, Tong M, Hui DS. The long-term impact of severe acute respiratory syndrome on pulmonary function, exercise capacity and health status. Respirology 2010; 15: 543–50.
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10- Beigel JH, Nam HH, Adams PL, et al. Advances in respiratory virus therapeutics—a meeting report from the 6th ISIRV antiviral group conference. Antiviral Res 2019; 167: 45–67.
11- Zumla A, Azhar EI, Arabi Y, et al. Host-directed therapies for improving poor treatment outcomes associated with the Middle East respiratory syndrome coronavirus infections. Int J Infect Dis 2015; 40: 71–74.
12- Barnard DL, Wong MH, Bailey K, et al. Effect of oral gavage treatment with ZnAL42 and other metallo-ion formulations on influenza A H5N1 and H1N1 virus infections in mice.
Antivir Chem Chemother 2007; 18: 125–32.
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14- Davies R, O’Dea K, Gordon A. Immune therapy in sepsis: are we ready to try again?
J Intensive Care Soc 2018; 19: 326–44.
15- Lerias JR, Paraschoudi G, Silva I, et al.
Clinically relevant immune responses against cytomegalovirus: implications for precision medicine. Int J Mol Sci 2019; 20: 1986.